A quattro anni di distanza dalla fotocamera full frame precedente, la A900, nel settembre del 2012 Sony ne ha annunciato l’evoluzione, la A99 (non consideriamo la A850, uscita un anno dopo la A900 e praticamente identica). E che evoluzione! D’accordo che quattro anni in ambito digitale sono un’eternità, ma al di là di questo va osservato che la A900 era una fotocamera molto tradizionale: niente video, niente Live View, ovviamente con un mirino ottico (peraltro splendido, e ritenuto da molti recensori dell’epoca il migliore in circolazione), un corpo macchina squadrato e solido, e ben pochi fronzoli. Una reflex vecchio stile, se vogliamo, che come tutte le Sony dell’epoca pagava un po’ la resa agli alti ISO rispetto alla concorrenza ma offriva una qualità spettacolare alle sensibilità più basse.
La recente A99, invece, segue una filosofia del tutto diversa, ed in coerenza con l’idea stessa alla base della famiglia SLT (Single-Lens Translucent; Sony non produce più reflex da quasi tre anni), punta molto sull’innovazione e sulla differenziazione dalla concorrenza più diretta. Ad esser pignoli, infatti, la A99 non è una reflex in senso stretto, perché non ha lo specchio: al suo posto c’è una pellicola semitrasparente che dirotta sul sensore dell’autofocus parte della luce in arrivo dall’obiettivo; il resto finisce sul sensore principale (uno CMOS da 24mpx), e da lì viene anche alimentato il mirino (elettronico, dunque).
Esiste già una mezza dozzina di fotocamere SLT ma sono tutti modelli con sensore APS-C; la A99 è la prima full frame, e chi avesse qualche perplessità sui mirini elettronici farebbe meglio a dare un’occhiata a quello della A99, perché in termini di qualità e comodità è davvero ottimo ed ha fatto ricredere parecchi scettici di nostra conoscenza; resta inteso che, trattandosi di un cambiamento non da poco, non è da escludere che qualcuno possa aver bisogno di un po’ di tempo per abituarsi: è evidente che il tipo di resa è diverso rispetto a quanto siamo abituati ad avere da un mirino ottico.
I vantaggi del mirino elettronico sono in sostanza quattro: il primo è che la visione non si oscura durante l’esposizione, il secondo è che si vede, in diretta, l’immagine ripresa, potendo quindi valutare e determinare in tempo reale l’esposizione, l’istogramma, il bilanciamento del bianco e qualsiasi altro effetto o regolazione che si stia applicando (questa funzione è peraltro disattivabile, anche perché altrimenti sarebbe impossibile usare la A99 in manuale con i flash da studio*). Detta in altri termini, mentre si sta lavorando non è più necessario fare avanti e indietro tra il mirino ed il display per vedere “com’è venuto” quello che si è appena fotografato; ovvero, si può inquadrare, regolare e valutare ogni fotografia in maniera fluida, senza mai staccare l’occhio dal mirino. Questo è un cambio radicale della modalità di utilizzo della fotocamera ed è una constatazione che, letta al volo in un test, stenta a disvelare appieno la sua portata; è piuttosto qualcosa che si percepisce con l’utilizzo prolungato nel tempo. E, non ce ne vogliano i possessori di reflex tradizionali, riesce poi difficile tornare indietro.
(*) Usando flash da studio, di solito si imposta la fotocamera in Manuale, con un tempo veloce ed un diaframma abbastanza chiuso. Ma così facendo, sia nel mirino che sul monitor LCD si vedrà in pratica il buio assoluto: la fotocamera non sa che di lì a poco voi esporrete con uno o più flash esterni, e si adegua mostrandovi quello che effettivamente verrebbe se scattaste con quei valori di tempo e diaframma e senza flash. Soluzione: nel Menu “Visualizzaz. Live View” (pagina 3 del terzo gruppo di Menu) selezionare “Effet. impos. disattiv”.
Il terzo elemento a favore del mirino elettronico è che quando la luce è davvero poca, l’elettronica viene in soccorso e rende l’immagine inquadrata più leggibile; questo vale anche quando si usano filtri ND. Il quarto vantaggio è che, quando si mette a fuoco a mano, il mirino elettronico consente l’uso del peaking (i punti a fuoco vengono “colorati”, così il fotografo è aiutato a capire cosa è a fuoco e cosa no) e dell’ingrandimento (porzioni dell’immagine vengono ingrandite al volo così da poter regolare di fino la messa a fuoco).
Lo svantaggio principale del mirino elettronico è che consuma batteria, quindi la A99 ha un’autonomia minore rispetto alle fotocamere di pari categoria. Specie lavorando molto col mirino, è difficile fare più di 350/400 scatti; è bene tenerlo presente e dunque la classica batteria in più che ci si porta dietro ad inizio giornata è meglio che diventino due. Peraltro, la A99 usa la solita batteria FM500H, uscita nel 2007 insieme alla A700 ed usata in quasi tutte le altre SRL/SLT uscite sin da allora (alcune entry level invece usano le stesse batterie delle NEX).
Il display orientabile consente di scegliere punti di ripresa particolari, aiutando la composizione delle immagini.
Dettagli fini e valori tonali estremi non sono un gran problema per la A99, che riesce a gestire ottimamente gli uni e gli altri.
Uno scatto a ISO 3200 a mano libera. Notevole la tenuta generale dell’immagine, che ha mantenuto il contrasto e la brillantezza originali.
Il corpo macchina
Non essendoci né lo specchio né, soprattutto, il pentaprisma (al posto di quest’ultimo, tra l’altro, si trova il sensore AF), la fotocamera non è particolarmente ingombrante; ed a dispetto della solida costruzione in lega di magnesio, pesa quasi un etto in meno della A900 (circa 810 grammi, batteria inclusa); a parte la Canon 6D, è la più leggera full frame in commercio. Resta comunque un oggetto sostanzioso e piacevole da impugnare, con una buona ergonomia complessiva; segnaliamo che il corpo macchina è a tenuta di polvere e umidità.
Va osservato che, essendo la pellicola fissa davanti al sensore, è davvero raro che sul sensore si depositi della polvere. Ne può finire sulla pellicola, ma è facile da pulire (e tra l’altro si può togliere); e comunque non verrebbe a fuoco, risultando quindi di fatto invisibile.
L’assenza dello specchio comporta inoltre una maggiore silenziosità durante lo scatto, e fa sì che l’autofocus a rilevamento di fase funzioni senza interruzioni anche durante le riprese video. Più in dettaglio, l’autofocus è duplice: quello principale ha 19 punti (di cui 11 a croce), quello secondario vede altri 102 punti direttamente posizionati sul sensore che informano la fotocamera sul colore e sulla distanza del soggetto. Sony chiama questa modalità AF-D (Depth Map Assist) ed in pratica funziona così: dopo che l’AF principale ha focheggiato sul soggetto, l’AF sul sensore aiuta la fotocamera a stargli dietro, cercando di prevederne il movimento. Questo sistema non fa miracoli (le fotocamere per la fotografia sportiva e d’azione sono in un’altra categoria, anche di prezzo) e funziona solo con alcune delle ottiche del sistema Alpha, ma è semplicissimo da utilizzare e migliora in maniera innegabile la percentuale di foto nitide. A migliorare le cose c’è anche il limitatore dell’area di messa a fuoco: premendo il pulsante “AF Range” sul dorso della A99 si può impostare un intervallo di distanze all’interno del quale far lavorare l’autofocus: davvero utile in molte situazioni sia per velocizzare la messa a fuoco quando si sa che i soggetti da riprendere si trovano o troveranno in un intervallo di distanze date, che per evitare che l’obiettivo, durante una sessione di ripresa, si metta a focheggiare sullo sfondo all’infinito oppure su qualcuno o qualcosa che si frapponga tra noi ed il soggetto inquadrato (è il classico caso di chi ci passa davanti mentre stiamo fotografando, facendosi agganciare dall’autofocus…). Con le ottiche macro e con i teleobiettivi è davvero un bell’aiuto.
Il display orientabile (la A99 è l’unica full frame ad averlo, al momento in cui scriviamo), è da 3 pollici e 1.230.000 punti, laddove il mirino elettronico (che usa tecnologia OLED) ha 2,4 megapixel di risoluzione.
Sul frontale del corpo macchina ci sono il pulsante (riprogrammabile) per la profondità di campo, un pulsantino con la sigla C di “Custom” pure riprogrammabile, una manopola “silenziosa” (descritta più avanti nella sezione Video) ed una delle due ghiere. La parte superiore ospita sulla sinistra la ghiera dei modi di esposizione (per azionarla va tenuto premuto il pulsantino di sblocco che si trova al centro), mentre a destra, intorno al display LCD, ci sono l’interruttore di accensione (coassiale al pulsante di scatto), un pulsante per illuminare lo schermo, uno per passare dal mirino al display, e quattro pulsanti che servono a regolare gli ISO (questo è riprogrammabile), la compensazione dell’esposizione, il bilanciamento del bianco e la modalità di avanzamento (singolo, a raffica, con bracketing dell’esposizione o del WB o dell’HDR, autoscatto…). Il dorso, infine, non è particolarmente affollato: alla sinistra del display c’è il pulsante Menu, mentre sulla destra, a parte una seconda ghiera, troviamo:
pulsante Movie, che avvia immediatamente la ripresa video (che così facendo avviene in totale automatismo; se invece si imposta la modalità Video con l’apposita ghiera dei modi di esposizione, si può intervenire su vari parametri di ripresa). Può essere impostato in modo da funzionare solo se sulla ghiera è già impostato il modo Video;
pulsante AF/MF, che come si intuisce passa dall’autofocus al manual focus e viceversa. Riprogrammabile;
pulsante AEL, per il blocco dell’esposizione. Riprogrammabile;
un joystick a quattro direzioni, per navigare tra i menu, e per confermare le varie opzioni scelte (premendolo al centro);
pulsante DISP(lay), per scorrere le varie visualizzazioni sul display e nel mirino;
pulsante Teleconverter Intelligente, che di default è assegnato allo zoom digitale. Personalizzabile;
pulsante Fn, per richiamare in un’unica schermata tutti i parametri di ripresa;
pulsante Play per visionare le immagini riprese;
pulsante AF Range, descritto poco sopra (che in alternativa può richiamare una guida sensibile al contesto).
Le due ghiere, a seconda del modo di esposizione impostato, consentono di regolare tempo, diaframma, valore EV (c.d. “Program Shift”), o la compensazione dell’esposizione. Sul fondello ci sono la presa per il treppiede ed il vano batteria, sul lato destro i due vani per le schede di memoria SD (ma uno dei due slot può ospitare una Memory Stick), e sul lato sinistro le prese USB, per l’alimentatore, l’uscita HDMI, i jack per microfono e cuffie. Qui si trovano anche il GPS ed il ricevitore del telecomando (quest’ultimo acquistabile separatamente).
Non ci avventureremo nella descrizione dei tanti menu disponibili. Sul CD abbinato (così come sul sito Sony) c’è un corposo manuale che li illustra uno per uno. In alternativa, può valere la pena dare un’occhiata ai validi eBook scritti dal fotografo americano Gary Friedman, che per una manciata di Euro costituiscono un ottimo rimpiazzo e complemento del manuale ufficiale. Il sito è qui (nota: non ricaviamo nulla se Friedman vende un libro in più: se li segnaliamo è perché sono ben fatti). In generale, come si conviene ad una fotocamera di questa categoria, la A99 ha un elevato livello di flessibilità e di personalizzazione (sette categorie per 21 pagine complessive; oltre 100 voci). Come sempre in questi casi, dopo un certo periodo di “affinamento” ogni fotografo troverà la configurazione più adatta alle proprie esigenze ed abitudini. Ci siamo sforzati di pensare a qualcosa che ci sarebbe piaciuto poter regolare e che non fosse regolabile da menu, ma non l’abbiamo trovata.
Una foto a ISO 2500, sempre a mano libera, scattata a 24mm utile a capire le dimensioni del dettaglio sottostante.
Un dettaglio al 100% della foto precedente. Anche qui, una resa davvero ottima sotto tutti i punti di vista (risolvenza, microcontrasto, colori).
Flash
C’era una volta la slitta portaflash vecchio tipo, che in inglese si chiama “cold shoe” perché era solo un innesto meccanico “freddo”, ovvero senza contatti, ed il lampo del flash veniva comandato tramite un cavo (il famoso PC Sync, dove “PC” sta per Prontor/Compur: i computer non c’entrano). Tempo dopo, diciamo negli anni ’60, c’è stato l’avvento della hot shoe: il cavo non serviva più e la sincronizzazione tra flash ed otturatore avveniva tramite contatti posti sulla slitta. Con gli anni ’80 e la nascita del TTL i contatti presenti sulla slitta sono aumentati, la standardizzazione è andata a farsi benedire ed ogni produttore ha dato vita ad un sistema proprietario (per cui un flash Nikon non si poteva usare su una fotocamera Canon e viceversa; e così via). Nel 1988 è toccato a Minolta lanciare il proprio standard, chiamato iISO (Intelligent ISO); e quando Sony ha acquisito da Konica Minolta la divisione fotografica, lo ha mantenuto sulle varie reflex e SLT via via prodotte. Le NEX invece utilizzavano un’altra interfaccia, pure proprietaria, chiamata Smart Accessory Terminal; e le videocamere Handycam un’altra ancora (Active Interface Shoe). Sony, bontà sua, nel 2012 ha deciso di uniformare il tutto e, a partire dalle fotocamere annunciate lo scorso settembre (A99, NEX-6, RX1), esiste per tutte un solo attacco, battezzato Multi Interface Shoe. Meccanicamente è compatibile con la slitta standard (ISO 518, per intenderci), per cui un vecchio flash con attacco standard si può innestare e funzionerà; ma la presenza di numerosi altri contatti fa sì che:
i flash con innesto MIS non si possono montare sulle slitte standard;
i flash con innesto iISO (vale a dire i flash Minolta, e tutti i Sony tranne il più recente HVL-F60M) si possono montare sulla MIS solo tramite adattatore (uno è fornito nella confezione della A99).
In altre parole: chi non fa uso di flash o al massimo ne ha uno, può stare tranquillo. Chi invece già possiede diversi flash (e trigger…), lavora in wireless e, insomma, con i flash ci lavora sul serio, farebbe bene a documentarsi con attenzione sulle compatibilità e sulle funzionalità del sistema Sony, che a nostro avviso ancora non è all’altezza dei corrispondenti Canon e, soprattutto, Nikon. La standardizzazione dell’interfaccia è una buona mossa (per quanto, lo comprendiamo, possa irritare chi abbia investito parecchio in prodotti con l’attacco iISO), ma siamo agli inizi e quindi da un lato bisognerà attendere l’arrivo di prodotti ed accessori compatibili da parte dei soliti fabbricanti “universali”, e dall’altro attendiamo implementazioni future che migliorino le prestazioni – ad esempio, il wireless flash sulla A99 soffre di un piccolo ritardo; Sony ne è consapevole, e suggerisce di congelare l’esposizione del flash usando il tasto FEL (Flash Exposure Lock), un rimedio che può andar bene per molte ma non per tutte le situazioni di ripresa.
(AGGIORNAMENTO: il firmware 1.02 rilasciato da Sony a fine Agosto 2013 dimezza il suddetto ritardo)
Il rumore della A99
Pur non essendo ai vertici della categoria, è comunque molto contenuto e, sviluppando il RAW, dall’aspetto gradevole simile alla vecchia grana fotografica.
Cliccando sulla miniatura si possono vedere tutti i crop al 100%.
Video
Abbiamo menzionato che l’AF funziona in maniera continua anche durante le riprese video; le fotocamere “non SLT”, durante le riprese video ed in Live View, possono solo usare l’autofocus a rilevamento del contrasto, come quello delle compatte, e non quello a rilevamento di fase tipico delle reflex, perché durante le riprese lo specchio è sollevato e dunque l’AF principale non riceve nulla. Ma questo è solo uno dei miglioramenti apportati alla sezione video. Sul frontale della A99 c’è una manopola (“silent controller”) che non genera alcun suono quando azionata e quindi è ottima per impostare varie regolazioni (selezionabili dall’utente) durante le riprese video; si può anche usarla, ovviamente, durante le riprese fotografiche, assegnandole altri parametri. La A99, infine, può esportare i video in formato non compresso usando l’uscita HDMI, offre una regolazione manuale dell’audio (mostrandone in diretta i livelli sul display LCD), ed ha una presa per cuffie, così da poter verificare in tempo reale la qualità dell’audio che si sta catturando.
La A99 può registrare video a 1920×1080 pixel di risoluzione e 60 frame per secondo progressivi, laddove le dirette concorrenti si fermano a 30 fps.
Tecnologia varia
Menzioniamo rapidamente altre caratteristiche tecniche che reputiamo degne di nota:
Velocità di scatto. La A99 scatta a 6 ftg/secondo, mantenendo l’AF sempre in funzione (ricordiamolo: niente specchio che deve andare su e giù…), che possono diventare 8 e 10 usando una porzione più piccola del sensore (formato APS-C per 8 ftg/sec). E’ fondamentale comunque dotarsi di schede di memoria veloci (leggasi 95 MB/sec) per poter mantenere questi ritmi.
GPS. C’è!
Riprese Panorama. Semplici come non mai: impostare il modo Panorama sulla ghiera, e scattare ruotando rigidamente il busto, un po’ alla Robocop, tenendo la fotocamera ben salda. Si ottengono foto strette e lunghissime.
MFNR e HHT. Per la serie “compro una vocale”, queste due sigle stanno per MultiFrame Noise Reduction e Hand-Held Twilight. In due parole, servono a fare foto con poco rumore quando c’è poca luce e non si dispone di cavalletto. La A99 scatta più foto a raffica e poi le “fonde”, producendo un’unica immagine. Poiché il soggetto è statico mentre il rumore è casuale, la A99 comparando le sei foto prova a discernere cosa è rumore e quindi lo elimina, usando le informazioni prese nei pixel adiacenti il pixel “rumoroso”. Se il soggetto si muove gli effetti sono imprevedibili ma difficilmente si otterrà qualcosa di buono. La differenza tra i due modi è che lo HHT è “autotutto” mentre con il MFNR si possono impostare i parametri di ripresa (ISO, compensazione dell’esposizione, lettura esposimetrica, ecc.)
HDR. Per gli amanti dell’HDR, c’è anche questo, che oltre a produrre le solite foto dall’aspetto fiabesco, aiuta non poco quando ci si trova dinanzi a scene che abbiano una gamma tonale molto ampia. La A99 scatta tre foto con esposizioni differenti e le fonde in una. Si arriva fino a 6 stop di differenza.
Face Detection, ovvero rilevamento visi. Non è soltanto un fronzolo per fotografi della domenica: funziona, ed aiuta quando si stanno scattando ritratti, velocizzando la messa a fuoco. Provare per credere.
AF Adjust. E’ possibile regolare di fino il funzionamento dell’autofocus per gli specifici obiettivi che si posseggono, nel caso si rilevi che qualcuno focheggi un po’ più avanti o indietro di quanto dovrebbe.
Automatismi e scene preimpostate. Pur essendo una costosa ed impegnativa fotocamera full frame, la A99 può essere anche usata in modalità “autotutto”, magari per passarla al volo a qualcuno a cui abbiamo chiesto di farci una foto.
Effetti immagine. “Fotocamera giocattolo”, “High-Key”, “Colori retro” (nel senso di d’epoca) ed altri sono delle elaborazioni in camera che possono essere utilizzate per alterare l’aspetto delle immagini e divertirsi a sperimentare qualche effetto speciale.
Stabilizzatore. Come sempre sulle reflex e SLT Sony, lo stabilizzatore è incorporato nel corpo macchina.
Le prestazioni
La A99 è una fotocamera piacevole da utilizzare, sufficientemente reattiva, con un esposimetro molto affidabile ed un valido autofocus. Peccato solo, con riferimento a quest’ultimo, che i 19 punti siano distribuiti sulla parte centrale del fotogramma; avremmo preferito una copertura più ampia. Davvero molto preciso il bilanciamento del bianco, che quasi mai abbiamo dovuto correggere. Un’osservazione: accendendo la A99 in situazione di forte luce artificiale (la classica stanza illuminata dalle sole lampadine domestiche), all’inizio c’è una forte dominante rossastra (com’è lecito che ci sia), ma – aspettando qualche secondo – il bianco diventa quasi perfetto.
Come detto, l’esposimetro si è rivelato molto affidabile e preciso; in qualche occasione ci è capitato, scattando una sequenza di foto identiche, di vederlo ingannato da qualche alta luce, trovandoci così una foto più scura delle altre (eravamo in ISO Auto, quindi la A99 ha scattato una foto a bassi ISO ma mantenendo tempo e diaframma di tutte le altre). Con l’eccezione di queste episodiche sottoesposizioni, la A99 ha superato brillantemente numerose prove sul campo producendo centinaia di immagini tecnicamente ineccepibili in diverse occasioni di ripresa, richiedendo pochissimo lavoro in post-produzione. Riteniamo infatti che una delle doti maggiori della A99 sia il produrre file molto equilibrati, mai eccessivi ma brillanti, senza cioè essere bisognosi di chissà quanta post-produzione per guadagnare impatto. Il 90% delle foto che abbiamo fatto ci sono piaciute così (parliamo dei RAW, beninteso), i ritocchi effettuati sono stati quasi sempre delle minuzie e, aggiungiamo, anche il bilanciamento del bianco in automatico ha fatto il suo dovere in maniera eccellente, costringendoci ad intervenire davvero poche volte.
Se abbinata ad un’ottica di rango, la A99 produce immagini di ottima qualità che non lasciano nulla a desiderare quanto a risolvenza, resa cromatica, pulizia, gamma tonale. I progressi della tecnologia sono enormi ed ormai non c’è neanche più da stupirsi se si tirano fuori stampe ottime (ben oltre il classico 20×30) a 3200 ISO e più. La presenza della pellicola semitrasparente assorbe un po’ di luce per cui, a parità di ISO (o meglio, visto che gli ISO col digitale sono un terno al lotto, diciamo: “cercando di ottenere foto dall’aspetto identico a parità di diaframma, EV, focale e tutto il resto”), alle sensibilità più elevate la A99 è un filo più rumorosa della concorrenza più recente. Il rumore si manifesta comunque sottoforma di una grana “secca”, ed il resto della foto (il microcontrasto, la brillantezza generale) rimane su buoni livelli, per cui, ammesso che proprio non lo si tolleri, si può facilmente trattare con uno dei tanti programmi dedicati.
Conclusioni
Partiamo dal presupposto che chi stia considerando se investire o meno più di 2000 Euro in un corpo macchina abbia già le idee abbastanza chiare. Una full frame ha una qualità superiore ad una APS-C di pari generazione, specie agli alti ISO, e rende meno problematico trovare dei grandangolari (anche perché recuperare ottiche del mondo a pellicola su una FF non comporta quel pseudo-allungamento della focale che si riscontra con l’APS-C); d’altro canto, però, i costi sono maggiori. Inoltre bisogna mettere in preventivo qualche etto e qualche centimetro in più da portarsi dietro. Non moltissimi, intendiamoci: non serve cambiare zaino, non stiamo parlando di un corredo medioformato, ma c’è comunque un leggero incremento. Tanto per dare qualche numero, le dimensioni della A99 sono 147x111x78mm ed il peso è di 812g (con la batteria); la top di gamma con sensore APS, la A77, pesa 732g ed è grande 143x104x81mm; come si vede, siamo lì. Chiaramente i numeri cambiano se il confronto viene fatto con una APS di fascia bassa, ma in questo caso stiamo parlando di due categorie di prodotto molto differenti.
Qual è la concorrenza della A99? La Sony, come prezzo e prestazioni, si colloca nella stessa fascia della Nikon D800 e della Canon 5D Mark III; ciò che la può rendere appetibile rispetto alle più consolidate concorrenti che vantano decenni di dominio del mercato (con conseguente maggior diffusione di obiettivi, accessori, migliore rivendibilità, ecc.) è proprio la sua diversità: il mirino elettronico (con quanto ne consegue, come descritto più sopra), l’AF continuo a contrasto di fase a 6ftg/sec nonché durante le riprese video e quelle in Live View, lo schermo orientabile, lo stabilizzatore incorporato, il video HD a 60 ftg/secondo sono elementi di differenziazione che, a seconda delle specifiche esigenze, possono risultare decisivi nella scelta.
Si potrebbe scrivere molto di più sulla A99: il libro di Gary Friedman citato più sopra è di oltre 600 pagine, ed il web è pieno di recensioni, test strumentali, esperienze d’uso. Noi, sommessamente, chiudiamo la nostra dicendo che mai prima d’ora, da quando esiste il digitale, i nostri pur esigenti occhi erano stati appagati come dalle foto fatte con la A99 e lo Zeiss 24-70 f/2.8.
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